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256 | Sonetti del 1834 |
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LI NUVOLI
Stateme bben’attente, che vve vojjo
Spiegà cche ssò[1] li nuvoli, sorelle.
Sò ttante pelle[2] gonfie, ugual’a cquelle
Che cqui a Rripetta[3] sce se[4] mette l’ojjo.[5]
Me sò ffatto capì? Ddunque ste pelle
S’empieno d’acqua e de tutto l’imbrojjo
De grandine e dde neve. Oh, mmó vve ssciojjo[6]
Er come Iddio pò ffà ppe’ sostenelle.
Iddio manna[7] li spiriti folletti,[8]
Che soffiannoje sotto co’ la bbocca,
Li vanno a ssollevà ssopr’a li tetti.
Si in questo[9] quarche nnuvolo se tocca,
Sce se fanno cqua e llà ttanti bbuscetti,[10]
E allora piove ggiù, ggrandina e ffiocca.
8 aprile 1834
- ↑ Che sono, cosa sono.
- ↑ Pelli.
- ↑ Ripetta: il minore de’ due porti del Tevere in Roma.
- ↑ Ci si.
- ↑ Da oglio, corruzione di olio.
- ↑ Vi sciolgo: vi dichiaro.
- ↑ Manda.
- ↑ Niun credente ignora di quanta moltitudine di folletti sia l’atmosfera rimasta popolata sin dalla famosa caduta degli angioli ribelli, anteriore alla fondazione del mondo.
- ↑ Se in questo momento, ecc.
- ↑ Buchetti.
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