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Sonetti del 1834 | 265 |
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LE CATTURE
M’arrivò inzino a ddì[1] un cherubbiggnere[2]
Che mmó lloro[3] li ladri, anche a ttrovalli[4]
Magaraddio sull’atto der mestiere,
Nun ze[5] danno ppiù ppena d’acchiappalli,
Perch’er Governo se pijja er piascere,
Carcerati che ssò,[6] dd’arilassalli;[7]
E un ladro er giorn’appresso è un cavajjere,
Che ffischia bbrigadieri e mmaresscialli.
Dimola[8] fra de noi, for de passione,
Ner rissciojje[9] li ladri e ll’assassini
Me pare ch’er Governo abbi raggione.
Li locali sò[10] ppochi e ppiccinini,
E ssenz’ariservà cquarche ppriggione
Dov’ha da mette[11] poi li ggiacubbini?
9 aprile 1834
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