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Sonetti del 1834 269

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ER CASTORO

  L’animali lì ssotto a cquer tettino
Immezz’a la piazzett’a Mmonte-d’oro[1]
Fasceveno vedé ppuro[2] er castoro,
Che cce se fa[3] ccór pelo er castorino.[4]

  E ddisceva un custode cchiacchierino
Che st’animali in ner paese loro
Frabbicheno le case co’ un lavoro
Che mmanco l’archidetto Bborronino.[5]

  Dunque, siconno lui,[6] bbestie e archidetti
Mo ssò[7] ttutt’uno, e cchi vvò ffà un palazzo
Bbasta che cchiami un par d’animaletti.

  Discessi[8] muratori, via, magara,[9]
Je lo perdonerìa:[10] quantunque, cazzo,
Chi jje stampa lo schifo e la cucchiara?

10 aprile 1834

  1. Sulla Piazza di Monte-d’oro, si mostrava di recente un serraglio di bestie.
  2. Pure.
  3. Di cui si fa.
  4. Nome di un cognitissimo panno di lana.
  5. Borromino.
  6. Secondo.
  7. Sono.
  8. Dicesse.
  9. Magari.
  10. Perdonerei.
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