< Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
20 Sonetti del 1833

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi III.djvu{{padleft:30|3|0]]

ER PRESIDENTE DE PETTO

  Ce sò li Presidenti[1] pe’ ’ggni urione,[2]
Ma è ccome nun ce fussino,[3] fratello.
Cuesto sta ar foco a rriscallasse:[4] cuello
Sente e rrisente, e nnun dà mmai raggione:

  Uno se fida d’un ispettorello...
Basta, nun vojjo fà mmormorazzione.
Fatt’è cch’er fijjo de le propie azzione
Sta ssempre tra l’ancudine e ’r martello.

  T’aricordi lo schiaffo che mme diede
Marco? Tu mme discessi: “Va’, Ccremente,[5]
Va’ a rricurre,[6] pe’ ccristo„; e io sciaggnéde.[7]

  Lo sai che mme concruse[8] er Presidente?
“Oh vvia te l’avrà ddato in bona-fede:
Nun me fate impiccià co’ st’accidente.„[9]


Roma, 18 febbraio 1833

  1. I Presidenti regionari di polizia.
  2. Rione.
  3. Fossero.
  4. Riscaldarsi.
  5. Clemente.
  6. Ricorrere.
  7. Ci andai.
  8. Concluse.
  9. Con questo cattivo soggetto.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.