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Sonetti del 1834 | 313 |
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LA CANTONATA DER FORESTIERE[1]
Lei crederà, mmilordo, che la ggente
Che ggià ha pijjato pasqua, o cche la pijja,
Sii tutta ggente che ss’ariconcijja
De core co’ Ddio padre onipotente.
Eppuro la faccenna va artrimente,
E ne stamo lontani mille mijja.
Cqua, appena li bbijjetti[2] sò in famijja,
Servo, sor Dio; nun ze ne fa ppiù ggnente.
La fia[3] fotte, la madre je tiè mmano,
La serva rubba, l’usuraglio strozza,
E l’impiegato bbuggera er zovrano.
La medema onestà, ll’istessa stima,[4]
Le solit’arte pe’ mmarcià in carrozza:
Tutto inzomma arimane com’e pprima.
20 aprile 1834
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