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Sonetti del 1834 | 305 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi III.djvu{{padleft:315|3|0]]è una spelonca incavata ad arte in un monte, nella quale narrasi che si ritrasse san Benedetto, allorchè fondo in quei luoghi il suo ordine. Oggi viene riguardata come un santuario, non povero di molte e varie storiette. 10 Per questi esercizi. Gli spirituali son maschi, e i militari femine, poichè diconsi l’esercizzie. 11 Lascia. 12 Forse. 13 Rubar qualche lume: togliere altrui porzione dell’arte sua.
LE STIMITE[1] DE SAN FRANCESCO
Appena san Francesco se[2] fu accorto,
Avenno[3] inteso scircolà una vosce,
Der[4] come Ggesucristo morì mmorto
Tutt’inchiodato e ccroscifisso in crosce,
Penzò un tantino e sse n’aggnéde[5] all’orto;
E llì sse messe[6] a ddì ssott’a una nosce:[7]
“Oh ttoccassi[8] a mmé ppuro[9] er ber[10] conforto
De sopportà un dolore accusì atrosce!„
Era mejjo pe’ llui, co’ ste volate,[11]
Che ffascessi[12] li conti senza l’oste;[13]
Ma ll’oste sc’era, e ddiede gusto ar frate.
E llui ccusì dda scert’arme anniscoste[14]
Ciabbuscò[15] ccinque bbelle stillettate,
A le mano, a li piedi, e in de le coste.
21 aprile 1834