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Sonetti del 1834 321

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I VASI DI PORCELLANA.[1]

1.

  Firenze, Signor Giacomo Ginori.
Le due casse, condotta Pietro Vico,
Porcellane mi giunsero; ma, amico,
Enormi prezzi e pessimi lavori.

  Tanto in genere. In specie poi vi dico
Quanto ai campioni due, vasi da fiori,
Mal dorati, bruttissimi colori,
Poca solidità, disegno antico.

  Ricevuta la lettera[2] vi scrivo,
Ponetene sei scudi a mio dovere
Diffalcando in fattura l’eccessivo!

  E accusandovi ben condizionati
I colli, sono al vostro buon piacere,
Roma 6 Luglio 32. Cagiati.

21 aprile 1834

  1. In questo e nel seguente sonetto ho creduto discostarmi dal solito vernacolo romanesco, onde introdurre due esempi di commerciali contrattazioni, e compier quindi l’idea col 3° sonetto, nel quale tornandosi allo stil consueto si offre un giudizio sulla fede di que’ traffichi.
  2. Sottintendi: che. È superfluo già l’avvertire che questi versi imitano il mercantile epistolare [sic].
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