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26 Sonetti del 1833

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ER ZALAME DE LA PRUDENZA

  Co ste bbellezze e cco st’annà[1] a la moda,
Tratanto che vvor dì,[2] ssora Sciscijja?[3]
Tutti ve vonno e ggnisuno ve pijja;
E vve tocca a rrestà ssempre a la coda.

  Nun ve lodate tanto, bbella fijja,
Perchè a Rroma a la ggente che sse loda
Je dimo[4] noi: chi sse loda se sbroda,[5]
E trova chi jj’arrenne la parijja.

  Perchè avete vent’anni e ’r culo tonno,[6]
Oggnantra donna appetto vostro è un torzo?
Chi ha pprudenza l’addopri, io v’arisponno.[7]

  Riccomannàteve a Ssan Carl’ar Corzo,
Che vve curri[8] la vita, e ppo’ a sto Monno
State a vvedé ssi vve vò[9] mmanco un orzo.[10]


Roma, 21 febbraio 1833

  1. Con questo andare, ecc.
  2. Che vuol dire, ecc.
  3. Cecilia.
  4. Diciamo.
  5. Chi si loda si vitupera.
  6. Tondo.
  7. Vi rispondo.
  8. Vi corra.
  9. Se si vuole.
  10. Orso.
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