< Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
352 Sonetti del 1834

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi III.djvu{{padleft:362|3|0]]

LE MMALEDIZZIONE.

  Monziggnor nostro cór messale in mano,
Du’ schizzi d’acqua-santa e cquattro strilli,
È annato fòra a mmaledì li grilli
E a pproibbijje[1] de maggnasse[2] er grano.

  Circ’a l’inibbizzione de lo spano[3]
Nun je se pò[4] impuggnà ssenza cavilli;
Ma, ar mi’ poco ggiudizzio, er maledilli
Nun me pare un’azzione da cristiano.

  Grilli, tiggnòle, bbagarozzi[5] e rruche[6]
So’ ccrature[7] de Ddio come che nnoi:
Sola diverzità cche sso’ ppiù cciuche.[8]

  Eh ccome dunque Monziggnor Croscifero
Pò mmaledilli, e ppredicacce[9] poi
Ch’è inzin peccato a mmaledì Lluscifero?

29 maggio 1834

  1. Proibirgli, per “proibir loro.„
  2. Di mangiarsi.
  3. Del mangiare.
  4. Non gli si può.
  5. [Bagarozzo, e bacherozzo nel linguaggio più civile: specie di scarafaggio nero, che si trova per lo più ne’ luoghi umidi, e che nell’Umbria si chiama scardaóne. Come per liberare i campi e gli orti dalle cavallette, dalle lumache, dai bruchi, ecc., così per liberare le case dai bacherozzi, dai topi, dalle tignole, ecc., si chiamava il prete. Oggi queste usanze vanno a poco a poco scomparendo anche dalle campagne.]
  6. Ed eruche.[Specie di bruchi.]
  7. Sono creature.
  8. Piccole.
  9. Predicarci.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.