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386 | Sonetti del 1834 |
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LO STUFAROLO APPUNTATO[1]
A tajjà in linci e squinci[2] fra ccompaggni
Panze-nere[3] par mii[4] cosa sciabbusco?[5]
Viè[6] la sera però ttra er lusch’e ’r brusco[7]
Mentre servo li nobbili a li bbaggni.
Sentirai llì che pparoloni maggni!
Llì tte n’accorgerai come m’infusco[8]
A sfoderà ssentenze e a pparlà ttrusco[9]
Quanno me pò ffruttà bbravi guadaggni!
Senti che rrispostina arimbrunita[10]
Appricai jjer a ssera a un Cardinale
Che ddimannò ssi[11] ll’acqua era pulita.
“Questo, Minenza, è un barzimo illustrale,[12]
Che annetterebbe[13] ir pelo in de la vita,[14]
Senza fà ttorto a llei, puro[15] a un majale.„
14 giugno 1834
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