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388 | Sonetti del 1834 |
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LE CONNOTTURE DE ROMA
Naturale c’arfine se sò[1] rrotti
Li connotti de tutti li bbottini:
Subbito che sse[2] fa ttutto a ccazzotti[3]
Pe’ schiaffasse[4] in zaccoccia li quadrini.
Si[5] er Governo ordinanno li connotti,
Nu li fascessi[6] mette[7] accusì ffini,[8]
Nun vederessi[9] mó sti pissciabbotti[10]
Schizzà ffora cqua e llà ddove cammini.
Ecco cosa succede a li paesi
Dove er vino dà in testa a cchi ccommanna:
Le funtane nun butteno du’ mesi.
Più de li funtanoni de San Pietro?
Da che er Papa sta llà, tte pare, Nanna,
C’abbino l’acqua de quarc’anno addietro?[11]
16 giugno 1834
- ↑ Si sono.
- ↑ Si.
- ↑ Alla peggio.
- ↑ Schiaffarsi: ficcarsi.
- ↑ Se.
- ↑ Facesse.
- ↑ Mettere.
- ↑ Fini, per “sottili, fragili.„
- ↑ Vedresti.
- ↑ Il pisciabotte è propriamente “un innaffiatoio da strade„; qui si prende questo vocabolo per significare “quegli zampilli d’acqua che spicciano fuori dalla terra o dai muri per dove corrono condotture guaste.„
- ↑ Dacchè Leone XII, imitato da’ successori, tornò ad abitare il Vaticano, quelle due maravigliose fontane cominciarono a scemare il volume dell’acqua che le rende tanto imponenti. Se ne attribuì la cagione all’abbassamento del Lago di Bracciano o Sabatino, da cui ne deriva l’acquidotto.
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