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390 Sonetti del 1834

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LI DEBITI

  Nun zò[1] mmorto: sò[2] stato un anno e mmezzo
Carcerato pe’ vvia d’un creditore
Che ddoppo avemme limentato[3] un pezzo
M’ha abbandonato con mi’ gran dolore.

  Io a sta vita sce sò[4] ttanto avvezzo,
C’oggni vorta che in grazzia der Ziggnore
Faccio un debbito novo e ariccapezzo
De tornà ddrento, me s’allarga er core.

  Che vviggna! maggnà e bbeve[5] alegramente
A ttutta cortesia de chi tt’avanza:
Dormì[6] la notte, e ’r giorno nun fà[7] ggnente:

  Stà[8] in tanti amichi a rride[9] in d’una stanza,
O a la ferrata[10] a cojjonàla ggente...
Ah! er debbituccio è una gran bella usanza!

17 giugno 1834

  1. Sono.
  2. Sono.
  3. Avermi alimentato. Si allude agli alimenti che un creditore è tenuto a somministrare al suo prigioniero.
  4. Ci sono.
  5. Bere.
  6. Dormire.
  7. Fare.
  8. Stare.
  9. Ridere.
  10. Inferriata.
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