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398 Sonetti del 1834

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LO SCARDINO PERZO[1]

  Cosa scerchi? er marito?[2] E ffai sta spasa[3]
De sciafrujji[4] che ppare un arzenale?!
Quieta: lo troverai. Mica è un detale:[5]
Mica un marito è un zeppo de scerasa.[6]

  Si[7] ll’avevi oggi, e nun ha mmesso l’ale
Pe’ vvolà vvia, pòi èsse[8] perzuasa,
Fijja mia bbenedetta, che la casa
Annisconne e nnun rubba: eh? ddico male?

  Io puro[9] un giorno m’ero perza[10] un pavolo:
E azzecca[11] indove poi me lo trovai?
In zaccoccia. Eh sse sa: rruzze der diavolo.

  Tu ddi’ er zarmo Cqui-abbita,[12] Lonora;[13]
E all’acqua de Venanzio[14] vederai
Che sto bbuggero[15] tuo scapperà ffora.

21 giugno 1834

  1. Il caldanino perduto.
  2. Caldanino.
  3. Questo sparpagliamento.
  4. Minutaglie confuse.
  5. Ditale: anello da cucire.
  6. Un picciuòlo di ciliegia.
  7. Se.
  8. Puoi essere.
  9. Pure.
  10. Perduta. Il participio retto dall’ausiliare essere preceduto da particella pronominale, è accordato con la persona che fa l’azione, e non con ciò che la soffre. Così direbbesi da una donna: “Io avevo perzo un pavolo: io m’ero perza un pavolo.„
  11. Indovina.
  12. “Qui habitat in adiutorio Altissimi, etc..„ Si attribuisce a questa salmo XC la virtù di far ritrovare le cose e le persone smarrite.
  13. Eleonora.
  14. “Quoniam ipse liberabit me de laqueo venantium, etc..„ versetto del suddetto salmo.
  15. Termine generico, come coso, negozio, ecc.
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