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400 Sonetti del 1834

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ER VINO E LL'ACQUA

  Io nun pòzzo[1] soffrì ttutte ste lite[2]
C’hanno sempre da fà Cciocco e Ffreghino,
Si[3] cche ccosa è ppiù mejjo, o ll’acqua o ’r vino.
Du’ parole e ssò[4] ssubbito finite.

  Chi lloda l’acqua, io je direbbe: “Dite:
Pe’ bbeve[5] un mezzo[6] ve sce vò[7] un lustrino.[8]
Pe’ un bicchier d’acqua poi cór cucchiarino[9]
V’abbasta un mille-grazzie, e vve n’usscite.

  Dunque che vvale ppiù? cquella c’allaga
Piazza-Navona[10] auffa,[11] e cce se ssciacqua
Li cojjoni, o cquell’antro che sse[12] paga?

  E ffinarmente, a vvoi:[13] cqua vve do er pisto.[14]
Ch’edè,[15] ssori cazzacci, er vino o ll’acqua,
Che vve pò ddiventà ssanguede Cristo?.„

22 giugno 1834

  1. Posso.
  2. Queste liti.
  3. Se.
  4. Sono.
  5. Per bere.
  6. Un mezzo boccale.
  7. Vi ci vuole.
  8. Mezzo paolo d’argento. Un grosso.
  9. Per beffare coloro che al caffè non prendono mai cosa alcuna, si dice che ordinano un bicchiere d’acqua col cucchiarino.
  10. Si allude all’allagamento di detta piazza che si fa in ogni sabato e domenica di agosto.
  11. Gratis. Vedi nota del Sonetto...
  12. Si.
  13. A vvoi: quasi: “orsù concludiamo.„
  14. Qua vi sconfiggo, vi confondo.
  15. Che è.
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