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Sonetti del 1834 427

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L'IMPINITENTE

  Confessamme! e de che? per che ppeccato?
Perchè ho spidito all’infernaccio un Conte?
Perchè ho vvorzuto scancellà[1] l’impronte
De l’onor de mi’ fijja svergoggnato?

  Bbe’, una vorta che mm’hanno condannato
Nun je rest’antro che pportamme a Pponte.[2]
È mmejjo de morì ddecapitato,
Che avé la testa co’ una macchia in fronte.

  Ma ssi[3] ddoppo er morì cc’è un antro monno,
Nò, sti ggiudisci infami e sto governo
Nun dormiranno ppiù ttranquillo un zonno;

  Perchè oggni notte che jje lassi Iddio
Je verrò avanti co’ la testa in mano
A cchiedeje raggion der zangue mio.

10 novembre 1834

  1. Ho voluto cancellare.
  2. Ponte S. Angiolo, stato fino a questi ultimi tempi uno de’ luoghi di esecuzioni capitali.
  3. Se.
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