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428 Sonetti del 1834

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LE BBONE INTENZIONE

  Va spargenno[1] lo sguattero de Fressce[2]
Ch’er Papa in trent’annetti, e mmanco tanto,
Co l’ajjuto de Ddio, si jj’arïessce,[3]
Vò ariddrizzà le gamme[4] a ttutto quanto.

  Certo, er penziere è un gran penziere santo,
E vvederemo che ddiavolo n’essce.
Però, bbeato chi cciarriva! e intanto
Maggna, cavallo mio, chè ll’erba cressce.[5]

  Ma in quest’antri[6] trent’anni, Angelo, dimme,
Che sse fa,[7] ssi[8] oggniggiorno t’aricacchia[9]
Un guaio novo e un novo colaimme?[10]

  In quest’antri trent’anni a nnoi sce[11] tocca
La bbenna,[12] er catenaccio e la mordacchia,[13]
Sull’occhi, su l’orecchie e ssu la bbocca.

10 novembre 1834

  1. Spargendo.
  2. Il cardinal Fesch.
  3. Se gli riesce.
  4. Le gambe.
  5. Proverbio.
  6. Altri.
  7. Cosa si fa.
  8. Se.
  9. Ripullula. [Da cacchio, che significa: “pollone, germoglio, ramicello,, e anche “grappolo. ]
  10. Disastro. [Dall’ebraico holaim, morbi, infermità, malattie.]
  11. Ci.
  12. Benda. [V. la nota 8 del sonetto: Er terremoto ecc. (4), 19 genn. 82. Alla quale posso ora aggiungere che se in Roma il supplizio della mordacchia cessò verso il 1840, in altri luoghi dello Stato pontificio durò fino a molto più tardi. Infatti, Ettore Novelli mi assicura che nel 1861 o 62, a Terracina, nel giorno di san Cesareo, patrono della città, il vescovo Trionfetti fece stare un bestemmiatore con la mordacchia alla lingua sugli scalini della cattedrale, per tutto il tempo della messa cantata,
  13. E appunto a questo fatto pensava il Novelli, quando poi nelle Due Vite scriveva:

    .......... a la bestemmia freno
    Ponea l’amor non già de l’ Evangelo,
    Ma fiera morsa, che, da’ labbri fuora,
    Stringea protratta, tumefatta, nera
    La lingua al tormentato e non la mente,
    Più furiosa, per l'intenso duolo, —
    Di contumelie e d’ improperi a Dio, ì
    Presso i suoi stessi altari, e in mezzo gl’ inni
    A lui cantati.]

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