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48 Sonetti del 1833

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L’ANIMA.

  Oh tteste, vere teste da testiera!
Tante sciarle pe’ ddì ccome se more!
Du’ frebbettacce,[1] a vvoi, quarche ddolore,
’na stirata de scianche,[2] e bbona sera.

  Da sì[3] cc’oggni cazzaccio fa er dottore,
E sputa in càtreda, e armanacca, e spera
De pesà ll’aria drento a la stadera,
Se n’hanno da sentì dd’oggni colore.

  Perchè ll’occhio d’un morto nun ce vede?
Perchè cquanno che ll’anima va in strutto,
Nun lassa ar posto suo ggnisun’erede.

  E mmentr’er corpo spiggionato e bbrutto
È ssord’e mmuto e nnun z’arregge in piede,
Lei cammina da sé, pparla, e ffa ttutto.


Roma, 11 maggio 1833

  1. Febbrettacce.
  2. Gambe.
  3. Da quando.
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