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Sonetti del 1835 97

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LE COSE DER MONNO

  Er mormorà d’Iddio, fijji mii bbelli,
È la conzolazzione de li ssciocchi.
Le sorte[1] hanno d’annà cco li fraggelli.
Chi è rricco, e cchi sse[2] gratta li pidocchi.

  Er Papa ajjuterà li poverelli:
Un antro[3] poi je caccerebbe l’occhi.
Er Monno accusì vva: ssò ggiucarelli,
Cose de ggnente,[4] affare de bbajocchi.

  Che sserve annà ccontanno a una a una
Le furtune dell’antri?[5] Sò pparole.
Ggnisuno[6] è ssazzio de la su’ fortuna.

  Fremma e ttempo, e nun zempre se[7] diggiuna;
E cquanno che la notte nun c’è ssole
Contentamose[8] allora della luna.

20 gennaio 1835

  1. Sorti.
  2. Si.
  3. Altro: altri.
  4. Niente.
  5. Altro: altri.
  6. Nessuno.
  7. Si.
  8. Contentiamoci.
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