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Sonetti del 1835 | 115 |
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ER TEMPORALE DE JJERI
Ciamancava[1] un bon quarto a mmezzanotte,
Quanno, tutt’in un bòtto[2] (oh cche spavento!),
Sentìssimo[3] un gran turbine, e ar momento
Cascà cqua e llà ll’invetrïate rotte.
Diventò er celo un forno acceso, e, ddrento,
Li furmini pareveno paggnotte.
Pioveva foco, come quanno Lotte
Scappò vvia ne l’Antico Testamento.
L’acqua, er vento, li toni, le campane,
Tutt’assieme fascéveno un terrore
Da atturasse[4] l’orecchie co’ le mane.[5]
Ebbe pavura inzin Nostro Siggnore;
Ma ppe’ Rroma nun morze antro[6] c’un cane.
Cusì er giusto patì pp’er peccatore.
24 gennaio 1835
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