< Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

Sonetti del 1835 125

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi IV.djvu{{padleft:135|3|0]]

LE SUPPRICHE

  Cosa fai co’ ste suppriche? Propali
Tutte le tu’ miserie, o ffarze o vvere,
Perdi tempo, strapazzi er tu’ mestiere,
Bbutti via carta, logri scarpe, e ssciali.[1]

  Oh ffigurete[2] tù ssi[3] er Tesoriere,
C’ha da sfamà ssettanta cardinali,
Vò ddà rretta a li nostri momoriali!
Lèvetelo da testa: sò gghimere.[4]

  Io sciò[5] intese un mijjaro de perzone,
E ttutte sò arimaste pe’ sperienza
De la mi’ stessa medéma oppiggnone.[6]

  Prima bbisoggnerìa[7] che Ssu’ Eccellenza
Imparassi[8] a ccapì cche[9] ddistinzione
Passa tra cchi ha cquadrini e cchi nn’è ssenza.

30 gennaio 1835

  1. Godi.
  2. Figùrati.
  3. Se.
  4. Son chimere.
  5. Ci ho.
  6. Opinione.
  7. Bisognerebbe.
  8. Imparasse.
  9. Quale.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.