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Sonetti del 1835 129

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ER MORTORIO DE LA SORA MITIRDA[1]

  Zitto... ecco che la porteno, Presede.[2]
Senti?... intoneno adesso er risponzorio.
Guarda... principia ggià a sfilà er mortorio.
Bbeata lei e cchi la pò arivede![3]

  Oh a cquest’anima sì cquasi è de fede
Ch’è inutile la messa a Ssan Grigorio.
Oh cquesta nun ha ttocco[4] er Purgatorio
Manco coll’oggna[5] d’un detin de piede.

  Commare mia, è mmorta una gran donna,
C’aveva pe’ l’affritto e ’r poverello
Tutta la carità de la Madonna.

  In quelo stato[6] e cco cquer viso bbello
Trovene ar monno d’oggi la siconna
Che ttratti chi nun ha[7] ccome un fratello.

2 febbraio 1835

  1. Matilde Sartori, poi Mazio, quindi De Marchis.
  2. Prassede.
  3. Rivedere.
  4. Toccato.
  5. Unghia.
  6. Il fratello del di lei primo marito, Mazio, morì cardinale e i nipoti ne ereditarono.
  7. Il misero.
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