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132 Sonetti del 1835

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LE LETTANIE DE NANNARELLA

  Ora pre nobbi. Ora pre... Attenta, Nanna:
Tu aritorni a zzompà.[1] Ddoppo in violata
Viè, scrofa mia, madre arintemerata.
Fede e rrisarca sta ppiù ggiù una canna.

  Ora pre nobbi. Ora pre no... Sguajata!
Ma cche Tturris e bbruggna! che, mmalanna,
Domminus àuria e Vvirgo veneranna!
Virgo cremis, bestiaccia sgazzerata.

  Di’ cchiaro quelo Spè coll’ojjo stizzia.
Ora pre nobbi... Alò,[2] Ssede e ssapienza.
Avanti su: Ccausa nostr’allettizzia.

  Animo, a tté: Arifugg’impeccatòro.
Reggina profettaro?! Oh cche ppazzienza!
Manco male che vviè: Er zantòru moro.

4 febbraio 1835

  1. Saltare.
  2. La nostra Città si serve di questa voce, così storpiata da allons, nel senso stesso e nelle stesse circostanze in cui è adoperata dai Francesi.
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