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140 Sonetti del 1835

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MÉNICA DALL'ORTOLANO

  Du’ bbaiocchi d’andivia.[1] E cche mme dai?
Quattro pieducci soli? Ôh ssanta fede!
Ma ssei matto davero o mme sce[2] fai?
Questa, capata[3] ch’è, mmanco se[4] vede.

  Tu stasera vòi famme[5] passà gguai
Co la padrona. Ebbè? ccosa succede?
Te l’aribbutto llì, Ggiachemo, sai?
Presto, a tté, ttira via, ggiù, un antro piede.

  Da scerto temp’in qua, ppropio, sor coso,
Ve sete messo sur caval d’Orlanno:
Come ve sete fatto carestoso!

  Varda[6] cqui ddu’ bbaiocchi d’anzalata![7]
E aringrazziamo er cefolo:[8] quest’anno
L’erba è ddiventat’oro, è ddiventata.

19 febbraio 1835

  1. Invidia.
  2. Mi ci.
  3. Mondata.
  4. Si.
  5. Vuoi farmi.
  6. Guarda.
  7. Insalata.
  8. Ringraziamo il cielo: modo scherzoso.
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