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Sonetti del 1835 145

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ER ZOFFRAGIOFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte DE LA VEDOVA

  Dico: “Nina,[1] che ffai llì appied’ar letto,
Coll’occhi in faccia a ttu’ marito morto?.„
Disce: “Dico er rosario, poveretto,
Pe mmannajje[2] un tantino de conforto.„

  Dico: “Sentime, Nina: io te l’ho ddetto
Pe’ ccausa de l’amore che tte porto,
Ché ssi[3] dduri sta vita, tra un mesetto
Tu ffai fà un’antra[4] mancia ar beccamorto.

  Lassa, dico, li morti indove stanno,
E ppenza ch’er compare, ch’è ssincero,
Te guarda de bbon’occhio da quarc’anno.„

  Cqua llei me se vortò: “Cchi? Stanislavo?.„[5]
Disce, “lo so, Mmitirda;[6] e cquant’è vvero
Sta corona de Ddio mo cce penzavo.„

30 marzo 1835

  1. Caterina.
  2. Mondargli.
  3. Se.
  4. Altra.
  5. Stanislao.
  6. Matilde.
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