< Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

Sonetti del 1835 187

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi IV.djvu{{padleft:197|3|0]]

SENTITE CHE CCASO

  Io tièngo indeggnamente accapalletto
Una bbrutta Madonna nera nera,
Ch’è un bèr ritratto e l’immaggine vera
De la Vergine Santa de l’Archetto.[1]

  Bbe’, jjer’a nnotte se staccò er chiodetto,
Er quadro cascò ggiù ccom’una pera,
Ner cascà sfracassò ll’acquasantiera,[2]
Me venne in testa e de risbarzo in petto.

  Figuret’io! Me svejjo intontolito,[3]
Me tasto in fronte ar zito de la bbotta,
Sento er zuppo,[4] e mme credo èsse ferito.

  Che aveva da strillà, ssora Carlotta,
Ccusì a lo scuro un povero marito?
“Me l’hai fatta, per dio, porca miggnotta!.„

23 aprile 1835

  1. [La Madonna dell'Archetto fu la prima ad aprir gli occhi, all' approssimarsi de' Repubblicani Francesi nel 1796. (V. la nota 9 del sonetto: Er ballerino ecc., 9 genn. 32.) Si trova in quell'edicola, che sta dietro il Palazzo Balestra a Piazza SS. Apostoli, e che venne restaurata su disegno di Virginio Vespignani verso il 1850, a spese de' Muti-PapazzurriFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte, possessori allora del detto palazzo, che da essi passò ai Savorelli, eFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte poi ai Balestra. V. la Civiltà Cattolica del giugno 1851, pag. 714.]
  2. [La piletta dell'acqua santa.]
  3. Instupidito.
  4. Bagnato.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.