< Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Sonetti del 1834 | 10 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi IV.djvu{{padleft:20|3|0]]
A GGESÚ SSAGRAMENTATO
Ggesù mmio, pe’ li meriti der pranzo
De le nozze de Cana, e in divozzione
De la vostra santissima passione
Esaudite sto povero Venanzo.
Date la providenza ar mi’ padrone,
E ffate, o bbon Gesù, cc’abbi uno scanzo[1]
Da potemme[2] pagà cquer che jj’avanzo
Pe’ èsse[3] stato co’ llui troppo cojjone.
Dateje la salute, o Ggesù mmio,
Acciò nun crepi cór mi’ sangue addosso,
Cosa da famme arinegacce[4] Iddio.
E ppe’ cquesta preghiera che vve faccio
Dateje presto un cappelletto rosso
Eppoi l’eterna grolia a l’infernaccio.
1° dicembre 1834
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.