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190 | Sonetti del 1835 |
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LA LEZZIONE[1] DE PAPA GRIGORIO
Quanno sparò er cannone, Bbëatrisce
Dava la pappa ar fijjo piccinino:
Mi’ marito pippava, e Ggiuvacchino
Se spassava[2] a mmaggnà ppane e rradisce.[3]
Peppandrèa s’allustrava la vernisce
De la tracolla; e io stavo ar cammino
A accenne[4] cór zoffietto uno scardino
De carbonella dorce[5] e de scinisce.[6]
M’aricorderò ssempre che ssonorno
Sedisci men’un quarto. Io fesce[7] allora:
“Sciamancheno[8] tre ora a mmezzoggiorno.„
Fra cquinisci e ttre cquarti e ssedisciora
Se[9] creò ddunque er zanto Padre, er giorno
Dua frebbaro che ffu la Cannelora.[10]
25 aprile 1835
- ↑ L’elezione.
- ↑ Si divertiva.
- ↑ Radici: ravanelli.
- ↑ Accendere.
- ↑ Carbonella dolce: quell’avanzo de’ legni spenti de’ fornai.
- ↑ Quasi cinigia; ma per questo nome di cinìce, s’intende in Roma un leggiero carbone di sterpi e ramoscelli sottili, il quale presto arde, e si mantiene sotto la cenere in una lunga incandescenza.
- ↑ Dissi.
- ↑ Ci mancano.
- ↑ Si.
- ↑ Candelaia.
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