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Sonetti del 1835 191

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TRESCENTO GGNOCCHI SUR ZINALE[1]

  Io l’aringrazzio tanto, sor don Pio,
De quela dota[2] che ttiè bbell’e ppronta.
Io pe’ rregola sua campo der mio
Senza bbisoggno un cazzo de la ggionta.[3]

  ’Na zozza,[4] frittellosa,[5] onta e bbisonta[6]
Più ppeggio de la panza d’un giudio,[7]
Che indove tocca sce lassa l’impronta,
Nu la vorrìa[8] si mme la dàssi[9] Iddio.

  Io a ste facce da spazzacammini
Nun je darebbe[10] un pizzico nemmeno
Le vedessi cuperte[11] de zecchini.

  Sor don Pio, tra la zella[12] io nun ce godo
Come lor’antri preti, c’o ppiù o mmeno,
Drent’a la porcheria sce vanno in brodo.[13]

27 aprile 1835

  1. Trecento scudi di dote belli e pronti sul grembiale, cioè in contanti.
  2. Dote.
  3. Giunta.
  4. Una sozza.
  5. Lorda, piena di macchie.
  6. Unta e bisunta.
  7. Pancia d’un giudeo.
  8. Non la vorrei.
  9. Se me la dasse.
  10. Non le darei.
  11. Coperte.
  12. Sudiciume.
  13. Ci vanno in deliquescenza di piacere.
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