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Sonetti del 1835 | 201 |
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ER MASSO DE PIETRA
In ner vedé[1] quer zasso bbuggiarone[2]
Lì avanti a la Madonna de l’Archetto,[3]
Che lo porteno a un studio d’archidetto[4]
Pe’ ffà er deposito a Ppapa Leone,[5]
Un villano che stava sur cantone
A ccavallo a un zomaro, “Eppuro„, ha ddetto,
“sce[6] scommetto sta bbèstia, sce scommetto,
Si nun vale ppiù llui[7] che sto pietrone.„
“No, amico„, j’ha arisposto un omo grasso:
“Pòi[8] scommette er zomaro quanto vòi,[9]
Ma pper adesso nò: vvale ppiù er zasso.
Lassa[10] che sse[11] lavori, fratèr caro,
E, a statua finita, allora poi[12]
Valerà d’avantaggio er tu’ somaro.[13]
9 maggio 1835
- ↑ Nel vedere.
- ↑ Enorme. Marmo di Carrara.
- ↑ [V. la nota 1 del sonetto: Sentite ecc., 23 apr. 35.]
- ↑ Allo studio della scultore cavalier Fabbris. [Architetto e scultore sono una stessa cosa per il popolano di Roma, che non la guarda tanto nel sottile. e sa che chi fece la Cupola fece anche il Mosė.]
- ↑ Leone XII.
- ↑ Ci.
- ↑ [Il somaro. Sarebbe stato innaturale il dir lei, riferendolo a bestia. Su questa preziosa sgrammaticatura, così mi scriveva il mio rimpianto amico Ferdinando Santini: "Quel lei, più grammaticale, sarebbe meno estetico e meno logico. Il lettore tiene già piantata in capo l’idea mascolina di somaro, né gli si è tolta via per la parola bestia, sotto la quale è pur sempre chiusa l’idea del prode animale; e però pensando tuttavia al somaro, quel lei verrebbe come una stonatura in orchestra, e forse il lettore non saprebbe a chi riferirlo, almeno a prima giunta. Questa è la ragione anche del bellis-simo fatale monstrum, quae di Orazio, riferito a Cleopatra. E il popolo, che è più logico de’ puri grammatici sempre, dice sempre così in simili casi.„]
- ↑ Puoi.
- ↑ Vuoi.
- ↑ Lascia.
- ↑ Si.
- ↑ [Variante popolare: Lassa che ssia finito, frater caro; Lassa che ssia finito, e allora poi.]
- ↑ Il monumento, lavorato dallo scultore Fabbris a spese di Gregorio XVI, fu poi scoperto nel Vaticano in Natale 1836, e si disse non ismentire il presagio dell’uomo grasso.
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