< Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
214 | Sonetti del 1835 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi IV.djvu{{padleft:224|3|0]]
LA CASA DE DDIO
Cristo perdona oggni peccato: usuria,[1]
Cortellate, tumurti der paese,
Bbuscìe, golosità, ccaluggne, offese
Sgrassazzione[2] in campaggna e in ne la curia,
Tutto: ma in vita sua la prima ingiuria
Ch’ebbe a vvéde ar rispetto de le cchiese,
Lui je prese una bbuggera, je prese,
Ch’esscì de sesto e ddiventò una furia.
E ffascenno[3] la spuma da la bbocca
Se messe a ccurre[4] in ner ladrio[5] der tempio
Cor un frustone, e ggiù a cchi ttocca tocca.
Questa è ll’unica lite c’aricorda
Er Vangelo de Cristo, e nnun c’è esempio
Che mmenassi[6] le mane un’antra vorta.
28 maggio 1835
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.