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232 Sonetti del 1835

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ER DEBBITORE DER DEBBITORE

  Dunque perchè la Cammera ha d’avé
Dar mi’ padron de casa, ha la bbontà
De roppe[1] er culo a cchi nun cià[2] cche ffà,
E vviè a spidì la mano reggia a mmé?!

  È vvero c’ar padrone io j’ho da dà
La piggion de sei mesi, ma pperchè?
Perchè appenne la lite in ne l’Accè,[3]
Pe’ l’acconcìmi che mme vò nnegà.

  Quanno fra de noi dua s’astipolò
La locazzione, sce se venne a ddì[4]
Che cc’entrassi[5] la Cammera? Ggnornò.[6]

  Disce: ma er Fisco l’intenne accusì.
Ddunque er fischio me fischi quanto sciò[7]
E er Ziggnore lo pòzzi bbenedì.[8]

15 agosto 1835

  1. Rompere.
  2. Non ci ha.
  3. Pende la lite nel Tribunale dell’A.C.
  4. Ci si venne a dire.
  5. C’entrasse.
  6. Signor no.
  7. Mi involi quanto ci ho: quanto ho.
  8. Lo possa benedire.
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