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Sonetti del 1835 239

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L'ARTE MODERNE[1]

  Questo pell’arte[2] è un gran zecolo raro!
Viè er padrone e mme disce: “Furtunato,
Va’ cqui ggiù da Scipicchia er mi’ libbraro,
Che tte dii quer Bruttarco[3] c’ho ccrompato.„

  Vado, lui me dà un libbro, e, “Ffratel caro,
Disce, guardate che nun è ttajjato.„
Io me lo pijjo, e usscito che ssò[4] ar chiaro
L’opro e mm’accorgo ch’è ttutto stampato.

  Stampà un libbro va bbe’; mma inventà ll’usi
Da potesse poté[5] stampà la stampa
Su le facciate de li fojji chiusi!

  Io sce scommetto, che ssi cqua sse[6] campa
Un po’ ppiù a llongo, l’ommini sò mmusi[7]
Da fa scrive[8] un zomaro co’ la zampa.

21 agosto 1835

  1. Le arti moderne.
  2. Per le arti.
  3. Plutarco.
  4. Sono.
  5. Da potersi potere.
  6. Se qua si.
  7. Gli uomini sono capaci.
  8. Fare scrivere.
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