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252 | Sonetti del 1835 |
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LO SBARCO FRATINO
Ar lazzaretto tra Nnottuno[1] e Ancona
So’ sbarcati da scento a ccentoventi
Frati de ttutte sorte de conventi
Iti a ffoco a Ccaloggna e Bbraccellona.[2]
Nun hann’antro con zé[3] che la corona,
Bbrutti, panónti,[4] lsceri e ppezzenti.
Ma cce sarà cchi li farà ccontenti.
E indovinate chi? Rroma cojjona.
Cqua sse pò ddì:[5] Ppadre, è ccressciuto un frate,
E sse pò arrepricà[6] ccom’er Guardiano:
Brodo-lóngo, fra Ddiègo, e sseguitate.
Via,[7] lóngo lóngo nun zarà sto bbrodo.
Eppoi eppoi tra er popolo romano
Bbeato er frate che cce pianta er chiodo!
28 agosto 1835
- ↑ Nettuno, terra sul Mediterraneo. [Nell' agosto del 1835, c'era il colera in mezza Europa. S' intende poi, che il popolano che parla in questo sonetto, fa tutt' una cosa del Mediterraneo con l'Adriatico.]
- ↑ In Catalogna, in Barcellona. Riferisce agl’incendi di conventi per opera de’ costituzionali di Spagna. [V. i sonetti: Er zervitor ecc., 10Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte agosto 35.]
- ↑ Non hanno altro con sé.
- ↑ Unti, sordidi.
- ↑ Qua si può ben dire.
- ↑ E si può replicare.
- ↑ Benchè a dir vero.
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