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Sonetti del 1835 255

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LA STATURA

  Te tufa[1] tanto a tté dd’èsse schiavetto?[2]
Oh gguarda! e a mmé mme parerìa ’na sorte.
Campi co’ ppoco, spenni[3] meno in ghetto;[4]
Te la sscivoli mejjo da la corte,

  Nun batti all’architrave de le porte,
Pòi fà da servitore e da ggiacchetto,
Te pòi coprì cco le cuperte corte,
Te pòi stenne[5] in qualunque cataletto;

  Entri ar teatro cór bijjetto franco
Tra ppanze e cculi; e indòve sc’è la festa
Hai la patente de montà ssur banco.

  E tte metto per urtimo guadaggno,
Che ssi[6] vvonno azzeccatte[7] in ne la testa,
Quarche sassata tua tocca ar compaggno.

28 agosto 1835

  1. Ti rincresce.
  2. D’esser di piccola statura.
  3. Spendi.
  4. In Ghetto gli Ebrei vendono vesti usate.
  5. Ti puoi stendere.
  6. Se.
  7. Colpirti.
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