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268 Sonetti del 1835

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LA MODESTIA IN PUBBRICO

  La maggior parte de le donne cqui
Tutto er merito lòro e ll’onestà
Vve lo fanno conziste[1] in nun guardà
Ggnisuno[2] in faccia, pe’ nnun dà da dì.[3]

  Drento casa però nun è accusì;[4]
E ssi nun fussi[5] pe’ la carità,
Vergine santa mia de la pietà!,
Ve dirìa cose da favve stordì.[6]

  Pe’ strada scerte sciurme[7] che nun più,[8]
Mane[9] ar petto, occhi bbassi, che a vvedé
Pareno ar terzo scelo[10] e un po’ ppiù ssù.

  Ma in cammera, su cquelli canapè,
Scerte galantarìe, scerte vertù
Da fà rrestà Ssantaccia[11] all’abbeccè.[12]


1° settembre 1835

  1. Consistere.
  2. Nessuno.
  3. Per non dar da dire, da mormorare.
  4. Così.
  5. Se non fosse.
  6. Vi direi cose da farvi stordire.
  7. Certi cipigli.
  8. Che non potrebbero andar più oltre.
  9. Mani.
  10. Cielo.
  11. Famosa bagascia da plebe.
  12. All’a bi ci, al noviziato dell’arte.
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