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274 Sonetti del 1835

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ER PROGGNOSTICO DE LA SORA TECRA[1]

  Lui ggiovene, e llei ggiovene: lui bbello,
E llei bella: lui scàpolo e llei puro:[2]
L’uno e ll’antra de casa mur’a mmuro:
Tutt’e ddua un po’ mmatti in ner cervello:

  Lui cantava jjerzéra un ritornello,
E llei s’affacciò ssubbito a lo scuro...
Via, s’appiccicheranno[3] de sicuro:
Io me sce ggiucherebbe[4] er filarello.[5]

  Ma co’ nnoi? Fijja, ne sapémo troppo.
L’omo accant’a la donna è una fornasce
In ner mezzo a la porvere da schioppo.

  Ce vò antro a impidì cche mmadr’e ppadri![6]
Femmine e mmaschi sgrinfieranno[7] in pasce[8]
Sin c’a sto monno sce saranno ladri.

5 settembre 1835

  1. Il pronostico della signora Tecla.
  2. Pure, ancora.
  3. Si attaccheranno.
  4. Io mi ci giuocherei.
  5. Filarello: macchinetta a ruota per filare.
  6. Ci vuole altro che madri e padri per impedire.
  7. Amoreggeranno.
  8. In pace.
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