< Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
278 Sonetti del 1835

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi IV.djvu{{padleft:288|3|0]]

UN INZOGGNO[1]

  Me so’[2] fatto un inzoggno. Me pareva
D’èsse[3] creato Papa in ner Concrave,
E mme vienissi[4] avanti Adamo e Eva
A pportamme[5] un bastone e un par de chiave.[6]

  Poi me pareva de stà in pizzo[7] a un trave,
E un omo sceco[8] me dassi[9] la leva;
E mme trovavo solo in d’una nave
Che un po’[10] mme s’arrenava e un po’ ccurreva.

  Poi me pareva d’avé ccento bbraccia,
Novantanove pe’ ttirà cquadrini
E uno pe’ ddà indietro carta-straccia.

  Cqua ssento come un sparo de cannone;
Me svejjo abbraccicato[11] a li cusscini,
E in cammio d’èsse[12] Papa ero un cojjone.

6 settembre 1835

  1. Un sogno.
  2. Mi sono.
  3. D’essere.
  4. Venisse.
  5. Portarmi.
  6. Un paio di chiavi.
  7. Sulla estremità.
  8. Cieco.
  9. Mi dasse.
  10. Talora.
  11. Mi sveglio abbracciato.
  12. In cambio.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.