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284 Sonetti del 1835

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LA MADONNA DE LA BBASILICA LIBBRERIANA.[1]

1.

  Che ppriscissione! Oh ddio, stateve quieti,
Ch’io vòrze annàcce[2] pe’ li mi’ peccati![3]
Vennero tre ddiluvi scatenati,
Da intontì li padriarchi e li profeti.

  Li preti nun pareveno ppiù ppreti,
Li frati nun pareveno ppiù ffrati,
Ma ppanni stesi,[4] purcini abbaggnati,
Trippette, scolabbrodi, sottasceti...

  Li vedevi cantanno[5] lettanìe,[6]
Chi in cotta, chi in pianeta, chi in piviale
Scappà ppe li portoni e ll’osterie.

  Inzomma, ggente mia,[7] fu una faccenna[8]
Che inzino la Madonna e ’r Cardinale[9]
Dovérno fa[10] la sparizzion de Vienna.[11]

11 settembre 1835

  1. Basilica Liberiana, così detta da sans Liberio Papa, sotto il cui potificato fu eretta, ma più conosciuta col titolo di Santa Maria Maggiore. In essa, entro la Cappella Borghesiana, si conserva la miracolosa immagine della Vargine, una di quelle dipinte per suo divertimento dal medico san Luca Evangelista. Questa immagine, per ordine di Gregorio XVI, fu tratta di là l’8 settembre 1835, ond’esser trasportata processionalmente da tutto il clero secolare e regolare alla Basilica Vaticana, a preservare per sua intercessione la città di Roma dal vicino flagello del cholera.
  2. Ch’io volli andarci.
  3. [Per scontare i miei peccati. Non perchè ne avesse l’intenzione, ma perchè il caso volle cosi.]
  4. [Stesi ad asciugare.]
  5. Cantando.
  6. [Letanie]
  7. [Amici miei, cari miei.]
  8. Faccenda.
  9. Il Cardinal Vicario, Odescalchi, fuggi con la Madonna nella Chiesa di S. Maria in Vallicella (Chiesa Nuova) de’ Filippini, ed ivi la depose. Con altra processione poi [alla quale prese parte anche il Papa, i Cardinali, il Senatore, ecc.] nella seguente domenica, si portò a S. Pietro, dove per vari giorni rimase esposta alla pubblica venerazione, e quindi [dopo un' altra tappa di sei giorni nella Chiesa del Gesù, il 30 settembre] fu ricondotta a casa sua, [accompagnata anche questa volta dal Papa, dai Cardinali, ecc.].
  10. [Doverono, dovettero fare.]
  11. [Questa similitudine deriva evidentemente dalla fuga di Vienna con Paris, raccontata nel vecchio romanzo, che il nostro popolo legge ancora.]
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