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288 Sonetti del 1835

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L'UBBIDIENZA

  Nò, vveh, ccristiani, nun è vvero mica
Che ppe’ ubbidì cce vò ttanta pazienza.
È un gran riposo all’omo l’ubbidienza;
E ppe’ cquesto in ner monno è ccusì antica.

  Ma ssentite, ch’Iddio ve bbenedica,
Che bbella verità: er Zovrano penza,
E er zùddito esiguissce; e in conzeguenza
Oggnuno fa ppe’ ssé mmezza fatica.

  E a cchi de noi sarìa venuto in testa
De pagà la dativa ariddoppiata
Si[1] er Papa nun penzava puro[2] questa?

  Un essempio e ffinisco. Ar teatrino
Chi la sostiè[3] la parte ppiù ssudata?
Dite, er burattinaro o er burattino?

12 settembre 1835

  1. Se.
  2. Pure.
  3. Sostiene.
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