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Sonetti del 1835 291

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ER VISTÌ DE LA GGENTE.

  Nun concrude:[1] vedete Sarafina?
Co’ cquella bbella su’ disinvortura,
Lei un straccio ch’è un straccio je figura:
Se[2] mette un corno e ppare una reggina.

  A l’incontrario poi sc’è la spazzina[3]
Che, ppò pportà cqualunque accimatura,[4]
È un pajjaccio vistito, fa ppavura,
La pijjate pe’ un sacco de farina.

  S’intenne: tutto sta nne la perzona.
Chi è sverta[5] com’e nnoi, la peggio robba
Je s’adatta e jje sta ccome la bbona.

  Dateme invesce un tripponaccio grosso,
Una guercia, una ssciabbola,[6] una gobba:
Oggni galan tarla je piaggne addosso.


13 settembre 1835.


  1. [Non conclude: non vuol dire.]
  2. Si.
  3. [Merciaia.]
  4. [Abbigliamento studiato.]
  5. Svelta.
  6. [Una storta.]
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