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Sonetti del 1834 21

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LE SUEFFAZZIONE

  Io me sò[1] avvezzo a ttutto in vita mia,
fora c’a cquella porca de piggione.
Pe’ cquanto abbino fatto, Annamaria,
nun ciò[2] ppotuto mai pijjà ppassione.

  A st’usanza che cqui, nnun zo cche ssia,
addrittura nun ciò indisposizzione.
Propio me sa dd’antipaticheria:
propio nun me sce sento vocazzione.

  Pe’ ’n esempio, li frati a ppoc’a ppoco
s’avvezzeranno tutti ar rifettorio,
ar zuscidume,[3] a la pigrizzia, ar gioco.

  Cottuttosciò,[4] mme ggiura un Cappuccino
che nun fanno mai l’ossa a cquer martorio
de sentisse[5] svejjà pp’er matutino.

7 dicembre 1834

  1. Mi sono.
  2. Non ci ho.
  3. Sucidume.
  4. Con tutto ciò.
  5. Di sentirsi.
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