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306 | Sonetti del 1835 |
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LI SALARI ARRETRATI
Je li chiedo oggnisempre, io, fijji cari;
Ma cche sserve che ppìvoli[1] e ccammini?
Un giorno disce che nun cià ddenari,
E un antro[2] disce che nun cià cquadrini.
Jerzera arfine, fascenno lunari,
Manco si[3] avessi li piedi indovini,
Passo davanti ar caffè de crapettari[4]
E tte l’allùmo[5] llì ttra ddu’ paìni.[6]
Me metto de piantone in faccia a llòro,
E appena vedo che llui arza er tacco
Me je fo avanti com’un cane ar toro.
E llui che mm’arispose? Eh, stracco stracco
Cacciò una bbella scatoletta d’oro
E mme diede una presa de tabbacco.
19 settembre 1835
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