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22 Sonetti del 1834

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ER FAGOTTO PE L'EBBREO

  Ecco che cce s’abbusca[1] a sservì ddonne,
Massimo[2] quanno so’ cciucce[3] da some.
Lei m’aveva da dì nnome e ccoggnome,
Perch’io nun me sciavésse da confonne.[4]

  Lei però, ssecca secca, m’arisponne
“Se[5] chiama Aronne„. “Sì,„ ddico, “ma ccome...„
E llei da capo m’aripete er nome,
E mme pianta strillanno: “Aronne, Aronne„.

  A sta risposta io me n’aggnéde[6] in Ghetto,
E ar prim’Aronne che mme fu inzeggnato
Je lassai la pilliccia e ’r fazzoletto.

  Oh cc....! ho da capì pper incantesimo?!
Lei m’aveva da dì ppuro[7] er casato
E nnò ssortanto er nome de bbattesimo.[8]


7 dicembre 1834

  1. Quel che si ciFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte guadagna.
  2. Maxime.
  3. Sono asine.
  4. Non mi avessi da confondere.
  5. Si.
  6. Me ne andai.
  7. Pure.
  8. Il nostro popolo non conosce altro nome proprio, che quello che si impone alla fonte battesimale.
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