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Sonetti del 1835 317

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ER COMPRIMENTO A LA SIGGNORA

  Fatt’è che quanno in ne l’usscì[1] da messa
J’ho ddetto co’ ’na bbella ariverenza
“Serva de vusustrissima, Eccellenza„,
Lei me s’è mmessa a rride,[2] me s’è mmessa.

  Eh, ppe’ ggarbo co’ mmé cce vò ppascenza:[3]
Io voi nun me guardate che ssò[4] ostessa,
Ché cquarche pprincipessa e pprincipessa
Pò vvenicce[5] a imparà la conveggnenza.

  Eppoi j’ho ddetto: “E sta regazza ch’essce
È la sua e dder zu’ siggnor marito?
Com’ha spigato! Eh, la mal’erba cressce.„[6]

  Er ride[7] allora a llei je s’è infortito
Che sguizzolava tutta com’un pessce:
Seggno ch’er comprimento l’ha ggradito.

23 settembre 1835

  1. Nell’uscire.
  2. A ridere.
  3. Con me ci vuol pazienza, convien cedere.
  4. Sono.
  5. Può venirci.
  6. Questo proverbio volgare si ascolta applicare frequentemente con una sorprendente bonomia, quasi una frase che spiegasse in semplice e general modo ogni aumento della viva natura.
  7. Il ridere.
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