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Sonetti del 1835 | 319 |
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ER RITORNO DA LA VILLEGGIATURA
[2.]
Ôoh, evviva, bben tornata, sor’Irene,
Bben tornata una vorta, bben tornata:
Che ffa? sta bbene? è stata sempre bbene?
L’aria de fòra come l’ha ttrattata?
Màa, cce ne sémo prese veh de pene,
Pe' vvia[1] de la su’ lettra aritardata!
La lontananza, ste stradacce piene
De ladri, la staggione un po’ inortrata...
E cche nnove sce[2] dà dde quele parte?
S’è ssaputo llaggiù de sto collèra?[3]
Uh! a pproposito: Mèo[4] l’ho mmesso all’arte.
Ih! le sciammelle![5] Oh gguardi si[6] cche onore!
Ma llei mi vò cconfonne.[7] E in che mmaggnera[8]
Poterò ccompenzalla der favore?
24 settembre 1835
- ↑ Pel motivo.
- ↑ Ci.
- ↑ [Di questo colera, che dal 1823 in pi aveva flagellato ora l'una ora l'altra parte d'Europa, e che nel 37 invase anche Roma.]
- ↑ Bartolommeo.
- ↑ Le ciambelle. [Che allora, molto più che adesso, erano una famosa specialità di Frascati.]
- ↑ Se. Qui è un ripieno da non considerarsi.
- ↑ Mi vuol confondere. [E il mi, invece di me, è un piccolo e comicissimo sforzo di parlar bene. V. la nota 1 del sonetto: Er pranzo ecc., 6 nov. 35.]
- ↑ In qual maniera.
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