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Sonetti del 1835 337

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ER PASSAPORTO DER MILANESE

  Smira! “In nome de Smira„![1] E sta parola
Che ddiavolo siggnifica, Bbastiano?
T’assicuro da povero cristiano
Ch’io nu l’ho intesa che sta vorta sola.

  Smira! Bbisoggna dì cche llà a Mmilano
Abbino in ner discorre[2] un’antra[3] scòla.
So cch’io sto Smira me s’intorza in gola
Come fussi,[4] per dio, scera de grano.[5]

  Quanno li Turchi dicheno volìra,
Dìra, fascìra,[6] oggnuno li capissce
Ma sfido er monno de spiegà sto Smira.

  Vino nun vò ddì ccerto;[7] e mmanco pane.
Dunque ch’edè[8] sto Smira? Uhm, già ffinissce
Ch’è cquarche nnome da mettésse[9] a un cane.

29 settembre 1835

  1. In nome di S.M.I.R.A.
  2. Abbiano nel discorrere.
  3. Un’altra.
  4. Fosse.
  5. Cera di grano. Con riverenza, “lo sterco umano.„
  6. Volere, dire, fare.
  7. Non vuol dire certamente.
  8. Che è.
  9. Da mettersi.
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