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Sonetti del 1835 339

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LE MORMORAZZIONE DE GGIUJANO

  Sto ppe’ ddì, ssarv’er vero, che Ggiujano
Fa assai male a sparlà ccontr’er governo;
E, ssarv’er vero, quer lòtono[1] eterno,
Sto ppe’ ddì, nnun è azzione da romano.

  Fussi[2] anche Roma, sto ppe’ ddì, un inferno,
E, ssarv’er vero, er diavolo un zovrano,
Me parerebbe sempre c’un cristiano
Nun avessi[3] da usà st’uso moderno.

  Sto ppe’ ddì cche Ddio è bbono, sarv’er vero;
Ma a fforza de st’offese ar zu’ Vicario[4]
Da bbianco, sto ppe’ ddì, sse[5] farà nnero.

  Doppo ch’er Papa, sarv’er vero, assiste
La Cchiesa, e, sto ppe’ ddì, ssenza salario,
Ha d’annà ssotto a ste linguacce triste?

30 settembre 1835

  1. Querimonie.
  2. Fosse.
  3. Non avesse.
  4. Al suo vicario.
  5. Si.
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