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346 Sonetti del 1835

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ER FRANCONE TUTTO-CORE

  Me maravijjo assai: lei me fa un torto.
Perchè sti comprimenti, sor Giuvanni?
Questa è ssu’ riverèa:[1] lei me commanni:
Lei è er mi’ bbon padrone e vvivo e mmorto.

  Puro[2] lo sa er rispetto che jje porto,
Lo sa cche jj’approfesso obbrighi granni:
Lei me manni a l’intìbbodi,[3] me manni,
Me parerà ’na spasseggiata all’orto.

  Ma cche ddisce; je pare! se figuri!
Ggnente, minchionerie, tutte ssciapate:
Io pe’ sservilla sfonnerìa li muri.

  Lei se fidi de mé: llei pe’ imbassciate
Dormi[4] li sonni sui quieti e ssicuri,
E vvederà cchi è Ppeppe l’Abbate.[5]

3 ottobre 1835

  1. È sua livrea.
  2. Eppure.
  3. Agli antipodi.
  4. Dorma.
  5. L’Abate: soprannome.
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