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348 Sonetti del 1835

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ER PASSA-MANO

  Er Papa, er Visceddio, Nostro Siggnore,
È un Padre eterno com’er Padr’Eterno.
Ciovè[1] nun more, o, ppe’ ddì mmejjo, more,
Ma mmore solamente in ne l’isterno.

  Ché cquanno er corpo suo lassa er governo,
L’anima, ferma in ne l’antico onore,
Nun va nné in paradiso né a l’inferno,
Passa subbito in corpo ar zuccessore.

  Accusì ppò vvariasse[2] un po’ er cervello,
Lo stòmmico, l’orecchie, er naso, er pelo;
Ma er Papa, in quant’a Ppapa, è ssempre quello.

  E ppe’ cquesto oggni corpo distinato
A cquella indiggnità,[3] ccasca dar celo
Senz’anima, e nun porta antro[4] ch’er fiato.

4 ottobre 1835

  1. Cioè.
  2. Così può variarsi.
  3. Dignità.
  4. Altro.
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