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Sonetti del 1835 | 353 |
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ER CONVALISSCENTE
Filiscissima notte a llòr ziggnori.
Come va er zor Cristòfino? ha sfebbrato?
Oh mmanco male, via. E li dolori?
Sia laudato Ggesù ssagramentato!
Se pò entrallo a vvedé?[1] Ss’è appennicato?[2]
Zitto dunque: nò, nnò, stamo cqui ffori;
E vve possi dormì ssenza rimori[3]
Quìnisci ggiorni e ppiù ttutt’in un fiato.[4]
Mó, vve lo posso dì, ssora Grigoria:
Io quell’omo l’ho vvisto e nun l’ho vvisto.[5]
Bbasta, oramai se pò[6] ccantà vvittoria.
In zei ggiorni j’ho ffatto tre nnovene,
Dua a la Madonna e una a Ggesucristo.
Ma llòro poi se sò[7] pportati bbene.
8 ottobre 1835
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